7.52 dei treni forno ho già detto. Aggiungo solo che anche oggi non mi é andata meglio di ieri, anzi, l'ora tarda, forzata dall'inconvincibilità del mio corpo ad iniziare la giornata, mi ha regalato un sacco di compagni di viaggio in più. Con le conseguenze facilmente intuibili.
Una ragazza coi capelli raccolti in cima al lungo collo inizia in questo momento a leggere il piccolo principe. Ai piedi ha Superga di tela bianche, e sta per iniziare un viaggio.
Vorrei la sua innocenza, vorrei affrontare la prima pagina, quella del boa che sta per mangiare l'orso, senza sapere nulla di quello che mi aspetta dopo.
Dalla mia posizione vedo (vedevo, si è spostata) le pagine appena oltre la sua guancia intenta. La sua vita sta per cambiare, lei nemmeno lo sa. Non sa che si innamorerà con quel libro, che lo rileggerà altre volte a distanza di anni. Che lo leggerà ai suoi bambini, come hanno fatto i miei genitori.
E' scesa a Garibaldi, in cambio di un'infornata di corpi e calore e respiri e occhi e braccia. A quest'ora starà leggendo, magari in strada, camminando, dell'astronomo col fez che ha scoperto l'asteroide.
Quando leggerà "Ecco il mio segreto. E' molto semplice: non si vede bene che col cuore. L'essenziale é invisibile agli occhi." forse avrà le lacrime agli occhi (io in questo momento le ho).
Non lo ha ancora letto, non può certo sapere che, crescendo, potrebbe addirittura arrivare un momento in cui quelle parole saranno appassite, private del loro senso e del loro spazio nella vita, dalla vita stessa.
Dalla casa.
Dal lavoro.
Dal preparare la cena.
Dal pensare a come sfruttare il weekend.
Come dire o scrivere.
Come uscire da certi angoli.
Potrebbe leggere e chiedersi cosa significhi vedere col cuore, se sia un privilegio dell'età non adulta.
Pensare che é facile scrivere un libro così bello se poi si muore giovani, volando su un monoposto, essendo vissuti quando i Valori e le Virtù erano bianchi, il Male nero, le Scelte esistenziali.
Vorrei passare dai dieci ai trenta per non subire questa tortura. No, Lorenzo. Dopo inizia la tortura.
Dai dieci ai trenta si prende in mano un libro, una mattina, andando a ripetizioni di latino, la metropolitana che é un forno, gente attorno, che scrive frenetica sui blackberry mentre cerca un posto per il borsone della palestra. Lo si apre. A Leone Werth. E si va via.